L’intervento di Francesca Limiroli al Meeting Nazionale dei Planetari di Padova (aprile 2024) ha suggerito di dedicare una delle interviste della serie “Voci dalle cupole” al progetto “Idiomi celesti: Le stelle raccontate con le parole delle lingue minoritarie”. Così è nata la video registrazione, realizzata come quelle precedenti da Gian Nicola Cabizza.
Il progetto “Idiomi celesti” diffonde l’astronomia con le parole delle lingue minoritarie. È dedicato alla descrizione degli astri e dei fenomeni celesti che tutti possono ammirare, perché sono quelli visibili ad occhio nudo. L’iniziativa ha preso il via con le parole della lingua ladina e del dialetto lumezzanese, rispettivamente parlate in diverse valli alpine e nella Val Gobbia (Brescia). Francesca Limiroli (Val di Fassa) ed Ivan Prandelli (Osservatorio Serafino Zani), autori del progetto e protagonisti dell’intervista, hanno già tradotto i primi capitoli che sono stati pubblicati con cadenza mensile sulla newsletter “Lume online” (www.zanihome.it).
Tutti i Planetari e gli Osservatori sono inviati ad aderire alla proposta attraverso la traduzione dei testi nei rispettivi idiomi locali. Ad esempio il Planetario di Nantes ha collaborato all’iniziativa realizzando la traduzione scritta e la relativa registrazione audio del capitolo dedicato ai Planetari.
Nel corso della video intervista, dopo una breve introduzione sui due protagonisti dell’iniziativa, con curiosità e aneddoti sui loro ricordi celesti e il loro legame con le parlate locali, sono state lette alcune frasi selezionate dai primi cinque capitoli del progetto: Via Lattea, inquinamento luminoso, crepuscoli, meteore e meteoriti e Planetari. Ogni lettura è abbinata con testi scritti (italiano/ladino e italiano/lumezzanese). In questo modo l’ascoltatore può riconoscere la forma scritta delle parole lette ad alta voce.
Questa intervista suggerisce la possibilità di organizzare delle proiezioni pubbliche, a due o più voci, sotto le cupole dei Planetari, ad esempio in occasione della Giornata internazionale della lingua madre (ogni anno in febbraio) oppure in un altro momento dell’anno.
Oltre alle traduzioni in ladino e lumezzanese, lette ad alta voce da Francesca e da Ivan, si potranno aggiungere quelle in una o più parlate locali del territorio dove si svolgerà l’iniziativa. Ogni lettura sarà abbinata alla proiezione dei rispettivi testi e introdotta da un operatore che descriverà il fenomeno celeste al pubblico a digiuno di conoscenze astronomiche. Le curiosità linguistiche e gli aneddoti arricchiranno i contenuti della proiezione.
TESTI LETTI AD ALTA VOCE ESTRATTI DAI PRIMI CINQUE CAPITOLI DEL PROGETTO “IDIOMI CELESTI”
VIA LATTEA, LA NOSTRA GALASSIA
E’ come una enorme isola piena di stelle. L’Universo è popolato da queste “isole”, infatti lo possiamo immaginare come un oceano infinito con un altrettanto infinito numero di queste “isole”.
La Via Latea”, noscia galassia (lingua ladina)
La é desche na grana isola fita e toca de steile che le stasc adum. L’univers l’é pien e ras de cheste “isole”, belapontin se pel l pissar desche n ozean zenza fin con n grumon de “isole”.
Via Lattea, la Bià dele htele (dialetto lumezzanese)
L’è ehtèh dè ö muntù de htele tradhe enhema . L’universo l’è pie de quii mocei que, giü per cantù. Fe cün che ‘l hàpeh ö gran mar pie culem de ruhù de htele.
INQUINAMENTO LUMINOSO
Se illumini l’ambiente dove non serve, quando non ce n’è alcun bisogno, oltre a sperperare denaro contribuisci all’inquinamento luminoso e atmosferico, cancelli la visione degli astri …
… Sii avveduto, riduci gli sprechi, spegni la luce ed accendi il cervello
Entesseament lumenous (lingua ladina)
Se tu empee la lum te n post olache no serf, canche no l é de besegn, estra che petar demez scioldi, tu favoresce l entesseament lumenous e atmosferich, tu descancele la vijion di astres…
…Sibieste ascort, no dezipar la ressorsa, destuda la lum e empea l cervel
Inquinamento luminoso (dialetto lumezzanese)
Hè te mpehet hö i löm endoe te ocor mia, quanta ghe mia bedhogn, non bahta maià fo i hoi dela corente endaren, te empiahtret hö ‘l ciel , te edhet piö gna le htele…
… Met a meet, tì a maa, hmorha la luce, empeha ‘l hervel
I CREPUSCOLI
Dopo il tramonto del sole il buio non arriva immediatamente. Il cielo si oscura gradualmente. Accade la stessa cosa anche al mattino. All’alba non si passa subito dalle tenebre alla luce. Questi momenti di ogni giornata si chiamano rispettivamente crepuscolo serale e mattutino.
Anterores (lingua ladina)
Do che fioresc soreie, no vegn scur defata. L ciel l doventa scur mingol a l’outa. Medemo, ence dadoman. Canche crepa l’alba no se passa sobito dal scur a la lum. Chisc momenc, che sozet vigni dì, i à inom anterores da sera e anterores da bonora.
Crepuscoli (dialetto lumezzanese)
Quanta chè ‘l va dho l’hul, el vè mia de nòt de culpo, ol ciel el hè hchöreh ö pit per volta, com èl capéta pröma de la matina, ala htèha fodha, quanta ‘l ciel èl hè hciaréh a beladhine. Quii momegn lè i hè ciama “crepuscolo” de hera e de matina
METEORE, BOLIDI E METEORITI
L’atmosfera ci protegge dagli astri che arrivano dallo spazio e li disintegra quando sono di piccole dimensioni. Quelli più grandi si frantumano e qualche frammento può arrivare al suolo e sono preziose per i ricercatori che studiano la composizione di questi oggetti extraterrestri.
Meteore, Bolides e Meteorites: I sasc che vegn ju dal ciel (lingua ladina)
L’atmosfera la ne para dai astres che i vegn ju dal spazie e la li desfa can che i é picoi, alincontra i più gregn i se fregola e valch èschia la pel crodar. Chisc toc i é dalbon preziousc per i enrescidores che i studia la composizion de chisc ogec extraterestres.
Le predhe chè e dho del ciel (dialetto lumezzanese)
L’aria del ciel la ghè tì cuarciach dho , la ghè hchìa de ciapà bià hte hbalotadhe, perché la i è dehfa fò quanta i è menüch . Quii piö groh, a olte, i hè frantöma e i hè hperneha fò, e i pöl amò rià ‘n tera .
Le predhe che e dho del ciel, le ghè het care a quii chè htüdia ol material de ché i è fach i pianeti .
IL PLANETARIO: IL CIELO STELLATO SOTTO LA CUPOLA
Il pubblico, stando seduto sotto una cupola, piccola o grande che sia, assiste ad una proiezione che rappresenta, con estremo realismo, cosa si vede di notte nel cielo, soprattutto nei luoghi completamente bui non contaminati dall’inquinamento luminoso.
L Planetarie: ciel da steile sot l reout (lingua ladina)
L publich, sentà ju sot l reout che pel esser picol o gran, pel veder na proiezion del ciel che raprejenta chel che se veit dalbon de not, soraldut ti lesc olache l é scur e zenza entesseament lumenousc.
Hota ’l hcödelù ndo hè uet le htele (dialetto lumezzanese)
La dheet chè la hè heta dho hota öna hor de hcödelù, e ghè n’è de gragn e picinì, la he met le a améraa öna hor dè puntì che hterlüüh chè iè precih spacach al ciel che he uet de not, hpecialmen en quii pohte bei scür , chè iè gnamò hlambrötach hö coi löm dei paih.